Conti correnti senza imposta di bollo

conto corrente senza imposta di bollo Il conto corrente senza imposta di bollo è molto ricercato dai consumatori. Visto il costo di gestione di un conto corrente nel nostro Paese, infatti, evitare l’odiosa imposta non è un vantaggio da poco.

Se esistono alcuni accorgimenti che possono evitare il versamento dell’imposta di bollo, non sempre sono praticabili. Per cercare di andare incontro alle esigenze della propria clientela, dunque alcuni istituti bancari hanno quindi varato conti correnti per i quali si fanno carico del pagamento dell’imposta. Ebbene sì, hai letto bene: esistono banche che non fanno pagare l’imposta di bollo.

Se al momento sono poche le realtà che lo hanno fatto, non è escluso che nell’immediato futuro il loro numero possa crescere in maniera significativa.

Che cos’è l’imposta di bollo

L’imposta di bollo è uno dei costi che si prospettano per tutti coloro che decidono di aprire un conto corrente. Si tratta infatti di un’imposta applicata ogni volta che viene emesso un documento, ad esempio i contratti di locazione degli immobili o le fatture, oppure avvenga una richiesta di certificati e di iscrizione all’interno dei registri pubblici, a partire da quello delle imprese.

Calcolo dell’imposta di bollo sul conto corrente

Per quanto riguarda la sua periodicità, l’imposta segue quanto indicato sul contratto relativo al conto corrente e può essere di carattere trimestrale, semestrale, oppure annuale, andando a coincidere in pratica con la rendicontazione. In assenza di questa, il calcolo della giacenza media viene condotto su base annuale, anziché trimestrale, e l’addebito avviene il 31 dicembre.

Se hai già un conto corrente e intendi capire se il tuo valore di giacenza media ti impone o meno il versamento dell’imposta di bollo, puoi procedere nel seguente modo: fai la somma relativa ai saldi giornalieri del conto corrente in oggetto e opera la divisione del risultato ottenuto per il numero dei giorni di rendicontazione.

L’importo da versare deve essere corrisposto direttamente all’Agenzia delle Entrate, sotto forma di marche da bollo, cartacee o virtuali. Le prime sono disponibili presso uffici postali e tabaccherie, le seconde possono essere acquistate utilizzando il servizio che è stato appositamente predisposto dall’Agenzia stessa.

I dati che devono essere riportati sulla marca da bollo sono i seguenti:

  • il valore, che può variare a seconda del documento su cui viene apposta;
  • la data in cui è stata emessa;
  • il codice identificativo, destinato a identificarla in maniera univoca.

Per quanto concerne i conti corrente, è il Decreto Legge 201, varato il 6 dicembre del 2011, a indicare gli importi da versare, precisamente all’articolo 13. L’imposta fissa da pagare ammonta a:

  • 34,20 € all’anno nel caso in cui l’interessato sia una persona fisica, oppure si tratti di cointestatario o ditta individuale;
  • 100 €, sempre ogni dodici mesi, ove invece il conto faccia riferimento ad un soggetto diverso dalle persone fisiche, ad esempio a società.

Occorre però sottolineare una cosa estremamente importante: per le persone fisiche, l’imposta di bollo non è dovuta all’Agenzia delle Entrate nel caso in cui la giacenza media del conto corrente si attesti sotto la soglia dei 5.000 €.

Si tratta di una specifica importante, alla luce del fatto che i conti correnti esistenti nel nostro Paese sono ormai da tempo accusati di essere troppo costosi, soprattutto se rapportati alla media di quelli europei.

Alla luce di quanto detto, ecco un esempio pratico per far capire come avviene il calcolo dell’imposta che è obbligatorio versare a norma di legge:

  • se nei sei mesi da gennaio a giugno sul tuo conto corrente sono presenti 4.000 €, per i due trimestri in questione l’imposta di bollo non deve essere corrisposta, proprio in quanto la giacenza media è sotto la soglia dei 5.000 €.
  • Nel caso in cui, invece, nel semestre finale il totale depositato si attesti a 7.000 €, per entrambi i trimestri che compongono questo periodo l’imposta di bollo è da pagare. Il calcolo che porta all’indicazione dell’importo da pagare per l’anno preso in considerazione è quindi il seguente: 34,20, che è il totale annuale, diviso quattro (i trimestri in cui è suddiviso l’anno), per due (quelli in cui l’imposta deve essere pagata essendo stato superato il tetto di esenzione), per un totale di 17,10 €.

Va infine ricordato che il calcolo del saldo medio, preso come base per poter addebitare o meno l’imposta di bollo, deve essere definito comprendendo al suo interno tutti i conti intestati a una persona fisica in una sola banca. In questo novero occorre quindi comprendere anche un eventuale conto corrente cointestato.

Conti correnti e imposta di bollo: la situazione attuale

Sui conti correnti, quindi, si deve pagare l’imposta di bollo nel caso in cui la giacenza media oltrepassi la soglia dei 5.000 €.

Osservando il mercato attuale, si nota come questa spesa sia stata individuata da alcune banche come una possibile arma da utilizzare contro la concorrenza, nel preciso intento di cercare di attrarre nuovi clienti e rafforzare la propria posizione.

In pratica, alcune banche si assumono il compito di versare quanto dovuto all’Agenzia delle Entrate, facendo di conseguenza leva sul sentimento positivo che può suscitare nei consumatori una mossa di questo genere. Prima di aderire a una soluzione di questo genere, però, dovresti comunque esaminare con estrema attenzione la proposta complessiva, senza limitare il tuo sguardo su questo unico aspetto.

Come è logico attendersi, infatti, le banche non regalano nulla. Se prendono la decisione di offrire una promozione che fa risparmiare su un determinato aspetto, cercano di recuperare alzando altri costi, in particolare quelli più nascosti. Un ambito in cui vanno a rientrare, ad esempio:

  • le commissioni per prelievi dall’ATM di un’altra banca;
  • il canone annuale per la gestione del conto. A volte lo stesso viene azzerato inizialmente, per poi essere applicato negli anni successivi, mentre in altri casi l’azzeramento è condizionato dal rispetto di determinate indicazioni;
  • i costi delle operazioni effettuate presso le filiali fisiche;
  • quelli relativi all’invio della documentazione cartacea.

Prima di apporre la tua firma su un contratto o di iniziare la procedura online per aprire un conto corrente scelto proprio per l’assenza di spese relative all’imposta di bollo, quindi, dovresti informarti su questi aspetti, in modo da evitare brutte sorprese, spesso collegate alla scarsa trasparenza di molti istituti bancari italiani.

Almeno per il momento, comunque, non sono molti i conti correnti presenti sul mercato italiano che vedono la banca accollarsi il pagamento dell’imposta. Probabilmente ciò è dovuto anche al fatto che togliere il peso dell’imposta di bollo, cercando di recuperare caricando i costi su altre operazioni, potrebbe essere oggetto di forte critica da parte del pubblico. Una mossa che potrebbe tramutarsi, insomma, in una vera e propria autorete a livello di immagine.

Come evitare l’imposta di bollo sui conti correnti

Se il versamento dell’imposta di bollo sui conti correnti è dovuto soltanto nel caso in cui la giacenza media sullo stesso superi nel periodo di riferimento la soglia dei 5.000 €, per evitare di doverla corrispondere all’Agenzia delle Entrate occorre riuscire a individuare degli accorgimenti per restare al di sotto della soglia.

Ma esistono dei metodi per riuscire ad aggirare il pagamento anche nel caso in cui il tuo patrimonio effettivo sia superiore a 5.000 €? Ebbene sì. Eccoli:

  • la soluzione migliore è quella di spezzettarlo tra vari conti correnti, da aprire in istituti bancari diversi. Prima di farlo, però, dovresti cercare dei conti che non prevedano il pagamento di un canone. Può infatti accadere che, suddividendo il tuo patrimonio su conti per i quali si paga un canone mensile o annuale, alla fine tu debba sborsare una cifra superiore a quanto invece dovresti versare per l’imposta di bollo.
  • L’altro modo per riuscire ad evitare un obbligo fiscale, avvertito alla stregua di un’ingiustizia da molte persone, consiste nel riuscire a scovare le banche che offrono promozioni e offerte che prevedano l’assorbimento dell’imposta. Una mossa dal chiaro sapore promozionale che, al tempo stesso, deve essere valutata con grande attenzione. Come anticipato, infatti, le banche che ricorrono a questo espediente potrebbero far uscire dalla porta il costo in questione, facendolo però rientrare dalla finestra sotto forma di costo nascosto, ad esempio elevando alcune commissioni.

Chi è esente dall’imposta di bollo sul conto corrente?

Ci sono altri due casi da menzionare, che sono esentati dalle spese relative alla gestione del conto corrente, imposta di bollo compresa:

  • i soggetti il cui ISEE (acronimo di Indicatore della Situazione Economica Equivalente) sia attestato sotto gli 7.500 €;
  • i pensionati a basso reddito, cioè con un trattamento pensionistico inferiore ai 18.000 €.

Se, invece, sei costretto a pagare questa imposta, dovrai monitorare costantemente il mercato e le condizioni precise dei conti corrente.

Se, infatti, i prodotti offerti vengono presentati con grande enfasi e indicati come conti a zero spese, la realtà si presenta poi molto sfaccettata. Basti pensare che alcune condizioni contrattuali vengono spesso riviste dagli istituti interessati, oppure ci sono costi che tendono a salire con il trascorrere del tempo, rendendo il conto tutt’altro che gratis.

Il modo migliore per non ritrovarsi all’improvviso di fronte a una situazione non più conveniente consiste proprio nel continuo monitoraggio dei vari conti correnti: una comparazione tra le varie soluzioni può rivelarsi preziosa per riuscire a capire la reale convenienza del proprio conto corrente e, soprattutto, se non sia arrivato il momento di portare il proprio patrimonio presso un’altra banca.

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